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Sul frontespizio all’intitolazione originale vi sono aggiunte posteriori "Per la Natività della B. Vergine | CANTATA III:a | a tre voci | Eli Anna Angelo | Musica | Del Sig. Niccolò Jommelli | D.D. Giuseppe Sigismondo scrisse per uso suo | 1765 | Parte Prima e Parte Seconda"; l’indicazione "N. 533" sul frontespizio è riferita alla collezione Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte; a c. 122r: "Copiato da me Giuseppe | Sigismondo per mio uso | Nel mese di Aple dell’anno | 1765"
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Scoring
Bibliographic repertories
Bibliography
Analytical description
Che impetuoso è questo
Come languire oh Dio
Eli son Madre anch'io
Non ha legge quel diletto
Oh qual Eli da questa
Vicino a quel ciglio
Intende ancor natura
Volge a lei sereno il ciglio
Ma in grembo a suoi concenti
Io vivo e non son io
Ma che creder dovrò? Pianto secreto
Così freme alla foresta
Infranto è il teschio indegno
Se bella torna
Ma non fu sol quel sesso il primo Reo
Odi pietoso Padre
Poetical text transcription
[Prima parte]
[Eli]
Che impetuoso è questo
Torrente di piacer! Dunque son padre?
Il Ciel dunque m’udì? Gran Dio del Cielo
Comprendo ah sì comprendo
Che dell’afflitto il cor cangia sembianza
Quando ripone in te la sua speranza.
[Angelo]
Eppur Eli non sai che solo in parte
I favori del Ciel non sai qual alma
La nuova spoglia informi. Alma sublime
Prima ancor della Terra in Ciel formata
Col riverbero ardente
Dell’eterno chiarore
Per mano delle Grazie e dell’amore.
Alma che al primo comparir ancelle
Tutte si vide le virtudi intorno
Da’ sguardi suoi pendenti
Soggette e riverenti
Quasi a Reina, e quasi
Dell’agnello immortale
Alla nuova del Ciel sposa Reale
Alma... ma giunse intanto
Al suo fine il cammin; ecco il felice
tetto natio, respira,
Sciogli libero il cor, apri le ciglia
Pendente dalla Madre ecco la Figlia.
[Eli]
Oh Dio qual vista! Oh qual di mesti affetti
Tempestosa dolcezza il cor m’inonda!
Sensi del mio valore, ah dove siete
Nel tumulto ch’io provo
Vi chiamo in mia difesa e non vi trovo.
Venite, oh Dio, venite
Intorno al petto a sostener l’affetto...
[Angelo]
Così favella un Eli? Affanni e pene
Eli a sfidare usato
Or langue ed è men forte
Una figlia in trovar una consorte?
[Angelo]
Come languire oh Dio
Quando ti mostra il Ciel
Consorte sì fedel,
Figlia sì cara.
Ah che le pene avvezza
Un’alma a sostener
Le leggi del piacer,
Mai non impara.
[Anna]
Eli son Madre anch’io.
[Eli]
Anna mia dolce speme, ah sei pur tu?
[Anna]
Pure alfin ti riveggio
Adorato mio bene
[Eli]
Oh felici mie pene?
[Anna]
Oh beati martiri.
[a due]
Oh bene sparsi ogni pianti e sospiri.
[Angelo]
Pianti e sospiri, ingiuriosi nomi
Oggi son questi a quella gioia estrema
Che sorprende ogni cor, e non vedete
Al primo udir che nata è qui Maria,
In quai publici segni
Di strepitoso amor prorompe ogni alma?
Rami d’ulivo e palma
Altri giulivo inalza,
Altri s’adorna inteso il gran natale
Ad onorar di questi
Vedi le membra avvolte
Fra’ sanguigne nell’oro ordite lane
Lungo sudor delle sidonie ancelle
Cingon di quelli il crine
Fra coralli ramosi
E lunghi veli attorti
Di pellegrino Augel tremule penne.
[Eli]
già tumulto divenne
Il publico piacer. Al tempio, al tempio
Grida ciascun, e intanto
Chi sparge nembi al suol di figli e rose
Chi di tori votivi
L’are circonda, e nell’armata fronte
Intreccia e fiori e bende.
[Anna]
Chi ricche fiamme accende
D’Arabe stille e in neri
Voluminosi globi,
Sebeo tributo al Ciel placato invia.
[Eli]
E la capanna natia
Lascia la Pastorella, il caro armento
Abbandona il Pastor, l’adunco aratro
Nell’imperfetto solco
Insano di piacer lascia il bifolco.
[Eli]
Non ha legge quel diletto
Quel piacer che l’alme inonda,
E qual legge ha fuor di sponda
Il torrente vincitor.
Va la gioia fuor del petto
In quel labbro ancor che tace,
In quel ciglio ognor seguace
Del piacere e del dolor.
[Anna]
Oh qual Eli da questa
Promessa già da secoli vetusti
Avventurosa Prole
Nuova luce riprende il nostro sole.
[Eli]
Nuova luce riprende,
Nuovo aspetto giocondo
In questo dì la Palestina, e il Mondo.
[Anna]
Oh beati pur voi Colli di Basa,
Gioghi del bel Carmelo,
Del Libano odorato alme pendici
E voi rive felici
Del Tigri, dell’Eufrate, e del Giordano
Ch’io tanto piansi, e piansi forse invano?
[Angelo]
Piegasti, oh Dio pietoso,
Su la squallida Figlia
Di Sionne teneri sguardi,
E vedo che de’ suoi casi amari
La memoria dolente
Rimise ai cor la tua paterna mente.
[Eli]
Riguardasti Signor i tuoi pupilli,
Pupilli ahi senza Padre
Cui già rapì straniera man nemica
Del patrio onor l’ereditate antica.
[Anna]
Riguardasti Signor alfin le nostre
Già schiave del dolor vedove Madri
Che in faccia a lor nemici
Piangevan desolate a caldi rivi,
E gli estinti consorti e i figli vivi.
[Angelo]
A quei figli ancor teneri e lattanti
Oh penuria crudel, mancava ognora
Nelle materne avare mamme intatte
La scarsa vita distillata in latte.
[Eli]
Ma giunse al Cielo alfin la nostra pena.
L’empia catena e ria
Cede al piè, scioglie il cor, nacque Maria.
[Anna]
Affetti del mio seno
Ah respirate ormai
Assai già si soffrì, si pianse assai.
[Anna]
Vicino a quel ciglio
Che vago balena
Già langue il periglio,
Già muore la pena,
L’istesso tormento
Contento si fà.
E tanto è l’eccesso
Del ben che m’inonda
Che pena è del petto,
L’istesso diletto,
L’istesso contento,
Tormento mi dà.
[Angelo]
Intende ancor natura
La sorte sua qual è? Disciolto è il laccio,
Son liberati i Figli,
Il lungo pianto è estinto,
Non v’è più servitù, la grazie ha vinto.
[Eli]
Libera or può Sionne
Ergere al Ciel l’umiliata fronte;
E per salirvi è preparato il monte.
[Anna]
I principi di Giuda, afflitti, erranti
Nella region dell’ombra, della morte
Piansero estinto il dì, smarrito il duce,
Ma il duce ritornò, nacque la luce.
[Eli]
Fra tenebre mortali involto il Cielo
Le speranze tradì de’ nostri Padri.
Ma l’ingresso del Ciel a’ nostri sguardi
Or ne addita presente
Una porta che mira all’Oriente.
[Angelo]
Fermate, oh Dio, gli accenti,
Squarciasi il seno a’ Cieli, ecco portenti.
Ove son! Che rimiro!
[Eli]
Odo? Veggio o deliro?
[Anna]
Veggio un nembo di stelle,
Veggio il sole e la luna
Scendere umili e circondar la cuna.
[Eli]
Miro di quel che vive,
Di quel che solo vive in tre distinto
Il soglio benché cinto
Di tenebre e di fumo
E nella sacra Infante
Mentre gli occhi declina
D’una eccelsa la fregia aria divina.
[Eli]
Volge a lei sereno il ciglio
Dal gran soglio il Genitor,
[Anna]
Volge a lei l’amante Figlio
In un guardo acceso il cor,
[Angelo]
Mira in lei l’amore eterno
Il superno suo favor.
[Eli]
Per la figlia [Anna] Per la madre
[Angelo]
Per la cara eletta sposa
[a 3]
Arde il figlio, avvampa il Padre
E s’accende il Santo Amor.
Padre, Figlio, Amor riposa
In quell’alma prediletta,
In quell’alma in cui ristretta
E’ l’Idea d’un Redentor.
[Seconda parte]
[Angelo]
Ma in grembo a suoi concenti
Eli fisso alla cuna, e pensa e tace
[Anna]
Non è il più grande affetto, il più loquace.
[Eli]
Ah che se pento e taccio,
Penso e taccio a ragion, Padre mi vedo
D’inaspettata prole.
In questa prole istessa
Io ravviso misteri
Ed entro a ragionar co’ miei pensieri.
Sterile donna abbandonata al pianto
Contro gli scherni e l’onte
Di popol derisore
Armata sol di Dio, sente improvisi
Del grave seno i moti e questi moti
Ancora lieti presagi
D’infinito bene
Quasi nunzio del Ciel v’è chi previene.
Io che lungi gemea
In seno alle foreste
Fu quell’istante istesso
Che quel Nunzio del Ciel mi vidi appresso.
Giunge la Prole al dì parto privato
E pubblico piacer. Lungo la via
Grida ciascun, ne sà perché: Maria.
Vicino a quel sembiante
L’alme sorprende un taciturno orrore,
Orror per cui gelato
Intorno al petto tace
Ogni privato affetto
E ragiona virtù, v’è chi la crede
Un vero Nume in terra, e pure un Nume
V’è chi non crede in Ciel.
Dov’è, dov’è quell’empio
Che ognor ricerca e pensa
Se le cose quaggiù regge e governa
Il caso, o una superna
Mente immorale? Ah miri
Miri l’empio quel volto
E da quel volto ancora
Le prove intenderà del Dio che ginora.
[Anna]
Dov’è, dov’è lo stolto
Che seguendo il tenor del suo desio
Disse già nel suo cor che non v’è Dio?
V’è Dio, non pur lo credo, ognor lo sento,
V’è Dio nel Ciel, piena è di Dio la terra
In Dio fu l’uomo ognora, in lui noi siamo,
In lui moviam noi stessi, in lui viviamo.
[Anna]
Io vivo e non son io
Quella che vivo in me,
Vive in me sol quel Dio
Che vita mia si fà.
Degno non fu di nascere
Chi viver crede in sé,
Degno non è di vivere
Chi vita in Dio non ha.
[Eli]
Ma che creder dovrò? Pianto secreto
Veggio d’Anna il dolor... [Angelo] Non sempre il pianto
E’ figlio del dolor; talvolta ancora
Se un immenso piager aggrava il petto
Con la lingua del duol parla il diletto.
Qual diletto per lei su quel sembiante
Le pupille fissar. [Eli] Soccorso oh Cieli.
QUal mostro, orrido drago, oh Dio fremente
Sotto quel sacro piè, lungo la cuna
Velenoso, sdegnato ed anelante
Strage minaccia alla reale infante.
[Anna]
Grazie, custodi oh Dio, virtù nutrici
Qual ogio è il vostro? E in sì mortal periglio
[Angelo]
Vano è il timor, rasserenate il ciglio.
Fuggi l’orrendo mostro, ma calcato
Fuggi da quell’istesso
Benché tenero piede
Cui pretese insultar [Anna] Quel sacro volto
Di luce sfolgorante
Terribile all’aspetto
Quale schiera ordinata alla battaglia
L’accese luci abbaglia
Del Drago assalitor. Questi avvilito
Il suo velen ritira
Si contorce, s’adira,
Torna al nero soggiorno
E alla potente sua nuova nemica,
Minaccia invan dalla prigione antica
[Eli]
Non più miro quel mostro,
Ma rimbombar ogn’ora oh Dio qui sento
Dalle profonde torbide caverne
Le furie del suo cor, le smanie eterne.
[Eli]
Così freme alla foresta
Quel Lion di stragi altero
Quando mira il passaggiero,
Quando mira il cacciator.
Ma poi teme, ma si arresta
Ma ricerca amico scampo
D’una luce al primo lampo,
D’una face allo splendor.
[Angelo]
Infranto è il teschio indegno
Dell’Angue insidiator. Forte bambina
Ne fa scempio col piè, torna il contento
Lo spasimo commun chi non intende
A questi segni il Ciel? Chi non ammira
L’ordine onde la sù la mente eterna
L’armonia delle cose in noi governa?
[Anna]
Intendo il Ciel di fragil Donna al piede
In aperto giardino
Già l’Angue insidio, quell’Angue istesso
Quasi in un orto chiuso
Sotto il piè d’altra donna or giace appresso.
Donna fu già che nel nascente mondo
Le rovine versò. Donna migliore
Grande donna a Dio cara,
Le rovine del Mondo oggi ripara.
[Eli]
Oh funeste rovine!
Oh Divini oscurissimi consigli
Peccano i Padri e son puniti i figli.
[Angelo]
Quella colpa è felice
Se porta a un Redentor la Genitrice,
Senza quel fallo la Real Bambina
O non saria fra noi
O men bella saria.
Più bella per quel fanno è in noi Maria.
[Angelo]
Se bella torna
L’arida vite
Fan le ferite
La sua beltà.
Beltà l’adorna
Se pianse incisa
In altra guisa
Onor non ha.
[Eli]
Ma non fu sol quel sesso il primo Reo.
L’antico Padre Adamo
L’empietà consumò. [Angelo] Ma un nuovo Adamo
Emenderò quel fallo. Un uomo Dio
Si formerà nel seno
Dell’adorata infante. Il verbo eterno
Compierà sì bell’opera
E da lei che sarà Vergine e Madre
Umane prenderà forme leggiadre.
[Eli]
Ah colgan gli occhi miei
Di sì bell’opra il frutto.
[Angelo]
Nacque la bella pianta
Presto il fior nascerà. [Eli] Sali la nube
Scenderà la ruggiada
[Anna]
Già scintillò la matutina stella
Perché sì lento è il giorno? [Eli] A questo giorno
[Anna]
In questo sospirato
Momento [Eli] Dilungate
O signor [Anna] Signor serbate
I giorni miei [Eli] La mia cadente etate.
[Anna]
E poi qualor volate
[Eli]
E poi quando a voi piace
[a 2: Anna, Eli]
Gli occhi nostri o Signor chiudete in pace.
[a 3]
Odi pietoso Padre
De’ figli tuoi gli accenti
Né dican più le genti
Questo lor Dio dov’è.
Giunse a quel Dio la Madre,
Giunga alla madre il Figlio,
Lo veda il nostro ciglio,
E poi si chiuda in sé.
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shelfmark Cantate II.167 (olim 21.3.24)
Record by Giulia Giovani