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Che siete, ombre notturne
Lieta in grembo al vostro horrore
Fra le tenebre più chete
E se notturna face
Va, pur va, tu, ch'esser vanti
Su, via su, lascia le sfere
Che se di notte oscura
Ecco al fin, ch'a voti suoi
Et all'hor formati in cielo
Han però vario effetto i lor splendori
Nella serenità del dì più chiaro
Per calle fiorito
Hor dolci concenti
Ma sì grati piaceri odiando al fine
L'humore istabile
Son sempre varie
Onde l'oprar, che sia
Poetical text transcription
Che siete, ombre notturne,
Se non v’illustra e indora il mio bel sole
Col suo splendor celeste?
Siete di morte imagini funeste.
Lieta in grembo al vostro horrore
Filli mia l’hore desia
trarre in placide dimore.
Fra le tenebre più chete
Ride e gode mai, poi s’ode
Detestar l’ombre segrete.
E se notturna face
Fa più vago apparir femineo aspetto
che quel splendor fallace,
Men scopre in lui qualche natio difetto
Con avverso desio
Per far pompa maggior l’idolo mio
Della pura beltà del viso adorno
Sospira impatiente i rai del giorno.
Va, pur va, tu, ch’esser vanti
Fida amica degl’amanti,
Tenebrosa deità.
Su, via su, lascia le sfere,
Ch’il mio ben tra l’ombre nere
Non desia dimorar più.
Che se di notte oscura
Son grati a ogn’amator (?) glorij (?) tranquilli,
Che le gioie amorose all’hora ei fura
Son quei taciti horrori, odio a Filli.
Mentre apena col guardo un picciol raggio
vuol, ch’in quell’ombre cieche alcuno involi
De suoi bei lumi a i dupplicati soli.
Ecco al fin, ch’a voti suoi
Par, ch’anticipi ridente
L’alba a lei da lidi Eoi (?)
A condurre il sol nascente.
Et all’hor formati in cielo
In un punto illustre gara,
Se più splenda il dio di Delo
O la sua bellezza rara.
Han però vario effetto i lor splendori,
Che il sol da vita, egli dà morte ai cori.
Nella serenità del dì più chiaro
In mezzo a lussi e ai fasti
L’idolo amato e caro
Non ci essendo beltà, che gli contrasti,
Baldanzoso trionfa in guisa altera
Mirando ossequiosa al suo gran merto
Render omaggio adoratrice schiera.
Per calle fiorito
Hor lieta passeggia.
E in lauto convito
Hor gode e festeggia.
Hor dolci/grati concenti
Udir ella suole.
Hor passa i momenti
Tra danze e carole.
Ma si grati piaceri odiando al fine
Ne i diurni diporti anche più lieti
Prega, che l’aureo crine
Il luminoso Dio sommerga in Teti.
E nutrendo nel sen novella brama
Sel giorno desiò, l’ombre richiama.
L’humore istabile
È variabile
Di sua beltà;
Chi vuol comprendere
E ben intendere,
Saggio sarà.
Son sempre varie
Donne lunarie
Nei lor pensier;
Ai gusti aspirano
E poi sospirano
Infra i piacer.
Onde l’oprar, che sia
Stabil la fantasia
Di donna, che non ha fermezza alcuna,
È un voler far un’habito alla luna.
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