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Redazione
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Poetical text transcription
Dopo che avea penato
Senza speme veruna
Dopo che avea tentato
La nemica fortuna
Niceo fido amator di Lilla altera
Un dì pensò se l’armonia del canto
Più forza aver potesse
Che le querele e il pianto;
E vedendo la Ninfa
Vaga d’apprender l’arte
Delle musiche note
Al ciel le luci affisse
Pianse di gioia e sospirò, poi disse:
Dolenti
Rigori
Prometti cangiar
Che accenti
Canori
Ti voglio insegnar.
2.a
Le leggi
Del pianto
Cancella da te
E i pregi
Del canto
Apprendi da me.
La chiave del cor mio già la possiedi
Il tempo ch’io t’amai
Ordinario in amarti anco al presente
Già pur troppo lo sai
Ma la scala che ascende
Dallo sperar solo a gioire un’hora
Non la conosci ancora.
Se il tuo genio forse appaga
Alterar la forza al dardo
Minuir si può la piaga
Col girar di molle sguardo.
2.a
Piange in ciel la bella aurora
Tu mio ben sospira ancora
Con armonici sospiri.
Se la tua crudeltà non ha misure
Le battute crudeli
Del mio misero cor studia ed intendi
Acciò dalle sventure
Farsi si possa al goder lieto passaggio
Se con salda costanza
A sostener ti insegno
Del mio petto le voci
Poi non voglio che lasci
D’appoggiar dolcemente
La tua pietade alle mie pene atroci.
Così spero che un giorno ti muova
L’alma mia
Al concerto di bella pietà
E se poscia del canto non giova
L’armonia
Il suo fato il mio cor piangerà.
Chi si fida nei salti
Della sorte e d’amore
S’inganna assai, poiché non è virtute
Sperar cadenze e provocar cadute
Troppo basso è l’ingegno
Che tropp’alto presume
Né soprana bellezza
Serba mai di se stessa egual tenore
Che sia base di speme ad ogni core.
Ma pur il mio cordoglio
Per mezzo del mio canto
Bella ridir ti voglio
E tu l’hai da sentir:
Se il fato mio maligno
Poi mi condanna al pianto
E gloria alfin di cigno
Cantare e poi morir.
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collection Vat. lat.
shelfmark 10204.57
Record by Teresa Gialdroni