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Redazione
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Poetical text transcription
Bella tu vuoi ch’all’armonie sopite
Le corde polverose
Del mio plettro infelice io svegli, e chiami
Sian placide o sdegnose
Le imagini dell’estro
Sian torbide o vezzose
Figlie sol del mio genio ora le brami.
Gi disposta è la mente
Ai luminosi incendi
Dunque io canto o Dorilla, io canto, intendi:
E se forse distolta
Da pensiero migliore
D’intendermi rinunci, almeno ascolta.
Dal tuo volto a poco a poco
Mi nascevano certe faville,
Ch’ogni core poteva soffrir
Ma nei rai dell’accese pupille
Crebbe tanto la forza del foco
Ch’io mi sento incenerir.
2a
Il tuo labro a dramma a dramma
Mi strillava una doglia ch’al seno
Non poteva la pace turbar.
Ma le perle chiudeano il veleno,
E il cinabro cangiatosi in fiamma
Mi costringe a lacrimar.
Quante volte ho tentato
Pria di render palesi
Le amorose mie pene
Di superare il fato,
e spezzare al desio, l’aspre catene:
Ma invano oh dio, se offrissi
I sensi al dolore
Han detto al labro che tradisse il core.
Sappi o cara ch’io mi struggo
Mi diletta
La saetta
Ed allor che più cruda l’avventi,
Mi tormenti,
Ma non fuggo.
Né t’offenda o Dorilla
Lo sfogo lacrimoso
D’un alma innamorata
Che alla sede stellata
Non s’offendano i numi a dir v’adoro.
2a
Sappi o bella ch’io mi moro
Nel tuo ciglio
Sta il periglio
Ma non voglio a nudrir la costanza
La speranza
Del ristoro.
Se ti spiace ch’io snodi
Così liberi accenti
Spero che ti rammenti
Che di tua legge espressa è infausto aborto
Questo armonico pianto
Anzi sappi che sempre
Quando canto di genio, io così canto.
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collection Vat. lat.
shelfmark 10204.31
Record by Teresa Gialdroni