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Redazione
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Watermark
Not recorded
Notes
Testo messo in musica da Alessandro Scarlatti (cfr. I-PLcon Arm. I Pis. 9.5)
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Poetical text transcription
Sedeva Eurilla un giorno
Presso alle belle sponde
D’un rio che nel camin cresceva in fiume
Ivi il platano, il faggio,
L’abete, il pino, e l’olmo
Ombra faceano all’onde
A dispetto di lui che vibra il raggio.
Ella un tempo le luci
Tacita al cielo affisse
Poi chiamando il destin, così gli disse:
Se tu reggi con libero impero
Le speranze dell’orbe creato,
O che il fato per me non è vero,
O sei sfinge col nome di fato.
2a
Un pensier che non ha del divino
Le tue norme già mai non intendono
Le vicende non hanno destino,
E il destino non ha le vicende.
È un momento il gioire
Son secoli gli affanni
Dopo un lampo di bene
Fulmine sempre vien d’atroci pene:
Questo non è destino
E ne pur son vicende,
Ma lusinga infelice,
Ma dispietato evento,
Che con moto crudele
Non dissipa già mai, cambia il tormento.
A chi sempre ha da penare,
È sventura e non conforto,
Il dar loco allo sperar;
Come appunto in mezzo al mare
Additare a un legno il porto,
E poi farlo naufragar.
Sì sì perch’io non posso
Cangiar la spoglia frale
Voi con lucide frodi, e chiari inganni
Per me vi mascherate, astri tiranni.
2a
Ad un labro inaridito
È martirio, e non piacere
D’un ruscello il mormorar:
se dell’acque al dolce invito
Quando poi s’appressa a bere
Vede il rivo allontanar.
Country
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Shelfmark
collection Vat. lat.
shelfmark 10204.30
Record by Teresa Gialdroni