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Redazione
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Watermark
Not recorded
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Testo messo in musica da Alessandro Scarlatti (cfr. D-Dl, I/I/2,1)
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Poetical text transcription
Dove una quercia annosa
Servia d’inciampo al fulminar del sole
Alla serie penosa
De suoi malnati amori
Lidio pensava un giorno
E vistosi d’intorno,
Che non avea compagno altro che il duolo
Scosse col piè l’arene,
Diede ai sospiri il volo,
E addolcì co le voci al cor le pene.
Sono amante d’un volto divino,
Che mi sforza a languire in eterno,
E lo strale del nume bambino
Ebbe tempra nel foco d’inferno.
2a
Son piagato e del sen la ferita
Mi condanna a deliquio mortale:
Ma benché m’abbia tolto la vita,
Amo ancor l’empietà dello strale.
Sì che vien dall’inferno
Quel dardo che m’impiaga
E per prova maggiore
D’amorosa fortuna
M’ha lacerato il core,
Poi l’ha rapito una beltà, ch’è bruna.
Clori mia la tua sembianza
Fa palese il mio dolore
Già si vede che la sorte
Con quel bruno tuo dolore
Come insegna della morte
Fa l’esequie alla speranza
Fa palese il mio dolore.
2a
È contrario al tuo bel volto
O crudele il mio candore
Ben si scorge che il destino
Tormentar vuole il mio core,
Che per sempre a te vicino
Non può mai vedersi accolto
O crudele il mio candore.
Quante volte ho pensato
Idolo de miei sensi
Perché bruno color ti diede il fato.
Ma pur dal disinganno
Richiamato sul vero
Ho sgridato di folle il mio pensiero.
Candida tu nascesti,
Ma per la gloria istessa,
Che il tuo sembiante ottenne,
Negro poscia divenne.
Hai tanto foco
In quei begl’occhi
Fonti d’ardor
Che a poco a poco
Tinse la fronte
Caldo vapor.
2a
Dalla pupilla
Nasce quel danno
O mio bel sol
E ogni favilla
A chiaro oscuro
Dipinge il duol.
Ma perché il fumo accende
La fiamma delle luci
Annegrir non poteva
Quell’altre parti del tuo vago aspetto;
Onde il padre d’amore
Gli trasmise altro fumo
Dal mio cor che abrugiò dentro il tuo petto.
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Shelfmark
collection Vat. lat.
shelfmark 10204.29
Record by Teresa Gialdroni