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Redazione
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Watermark
Not recorded
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Testo messo in musica da Severo de Luca
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Poetical text transcription
Già di Minoe la figlia
Dal minotauro orrendo
Sottratto aveva il prencipe d’Atene
E già con lui fuggendo
Schiava d’amor godea fra le catene.
Quando il garzone infido
Satio di sua beltà, per altro oggetto
Poi l’abbandona in solitario lido.
Nuda il piè, sciolta il crine, incolta il manto
Or col foco del petto,
Or coll’acqua del pianto
A quell’alma tiranna
Così parla Arianna:
Vanne perfido crudele
Che di pene e di martiri
Ottenesti già la palma
Vanne pur che le tue vele
Gonfie sol de miei sospiri
Ti promettono la calma.
2a
Fuggi barbaro tiranno
Che prendesti a scherno a gioco
La mia fede e il mio penare
Fuggi pur che forse avranno
Sentimento del mio foco
Più di te l’acque del mare.
Misera e che pensai
Allor che idolatrando un cieco nume
Più cieca io consacrai
Vittime a un traditore
Le grandezze, la Patria, il Padre, il soglio,
la libertà, la vita, e poi l’onore.
Oh se almeno un momento
La mia fede schernita
Rammentasse Cupido al core indegno
Gli torrebbe la vita
L’orrore della sua colpa, o del mio sdegno.
S’io non ebbi fortuna col pianto
D’arrestar fra le braccia il mio bene
Per pietà lusinghiere sirene
Trattenete l’infido col canto
Ma non l’uccidete
Se un dì lo giungete
Che a me sola s’aspetta
Al par di tanta offesa aspra vendetta.
2a
Già quel fil che Arianna gli diede
Di Teseo l’empietade ha convinto
Ed il mostro del suo laberinto
Già divien la tradita mia fede.
La face novella
Già il cor gli flagella.
Se è ver che un traditore
Non dà mostro maggior del proprio errore.
Mentre così sfogava
L’infelice Arianna il suo cordoglio
Minacciando tempesta
Si turbarono l’acque
Onde in sen dello scoglio
Sospirando fuggì, s’ascose, e tacque.
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collection Vat. lat.
shelfmark 10204.27
Record by Teresa Gialdroni