Scheda n. 1860

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1689

Titolo

Cantata à solo con V.V. / Di Fran.co Gasparini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Gasparini, Francesco (1661-1727)
possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)
copista: Pertica, Giovanni (fine XVII-inizio XVIII sec.)

Fa parte di

Redazione

Roma : copia di Giovanni Pertica, 1689

Descrizione fisica

C. 25-39

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata è stata copiata per Pamphilj nel 1689. Pubblicata in: Francesco Gasparini, Cantatas with Violins. Part 1: Soprano Cantatas, a cura di Lisa Navach, Middleton 2010 (Recent Researches in the Music of the Baroque Era, 162).

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: Adagio(aria, mi maggiore, c)
Quanto sei penosa, ò quanto
2.1: (recitativo-arioso, c)
S'io domando à quest'Alma
3.1: (recitativo-arioso, c)
Belle sponde latine
4.1: (ritornello, la maggiore, c)
4.2: (aria, la maggiore, c)
Voi del Tebro onde correnti
4.3: (ritornello, la maggiore, c)
4.4: (aria, la maggiore, c)
Voi del Latio Archi fastosi
5.1: (recitativo-arioso, c)
Sol perché trà voi splende
6.1: Allegro(aria, mi maggiore, 6/8)
Vola, vola, ò mio pensiero
6.2: [Allegro](aria, mi maggiore, 6/8)
Vola e portami del volto
7.1: Adagio(aria, si minore, c 3/4)
Mà tù non giungi
7.2: [Adagio](aria, mi maggiore, c)
Quanto sei penosa, ò quanto

Trascrizione del testo poetico

Quanto sei penosa, ò quanto
Al mio core, ò lontananza.
Da quel dì, ch’io son lontano
Dalle luci del mio bene,
Sempre in braccio alle mie pene
Io sospiro e piango invano.
E non basta la speranza
À dar pace al mio gran pianto.

S’io domando à quest’Alma,
Che nel gran mar d’Amore
Ha perduta la calma,
Qual sia quel gran dolore,
Che ogn’altro duolo avanza,
Mi risponde piangendo: è lontananza.

Belle sponde latine,
Voi de pensieri miei
Siete principio e fine,
Non già perche trà voi
Ricca di giusta orgoglio
La Regina del mondo inalza il soglio.

Voi del Tebro onde correnti,
Che le propore tingete,
Nò, che voi mai non sarete,
La cagion de miei tormenti.

Voi del Latio Archi fastosi,
Che col tempo gareggiate,
Nò, voi non già turbate
Di quest’Anima i riposi.

Sol perché trà voi splende
Quel sol, che più da lungi arde e m’accende,
Perchè tra voi soggiorna
Clori, che mi piagò,
Clori, che mi legò col ciglio arciero
È con la negra chioma,
Siete cari al cor mio, colli di Roma.

Vola, vola, ò mio pensiero,
Rubba à Clori un de suoi sguardi.
Se un momento ancor tu tardi,
Io di viver più non spero.

Vola e portami del volto
Quel pallor, che à me sì piace.
Così fia, che tù dia pace
All’ardor, ch’hò in seno accolto.

Mà tù non giungi
E intanto lungi
Dal mio bel sole
Queste parole
Io spargo al vento
E ogn’hor più sento,
Che in me s’avvanza
La noia e’l pianto.

Quanto sei penosa, ò quanto
Al mio core, ò lontananza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.862.3

Scheda a cura di Berthold Over
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