Scheda n. 13082

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1750

Titolo

Cantata Del Sig.r Bononcini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Bononcini, Giovanni (1670-1747)
autore del testo per musica: Pasquini, Giovanni Claudio (1695-1763)

Fa parte di

Canta | te | diverse (n. 13068/12)

Descrizione fisica

1 partitura (p. 305-323) ; 210x270 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dall'incipit testuale.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1: (recitativo, C)
Schiera d’aspri dolori
2.1: (aria strofica, sol minore, C)
Crudele, se parti e fai che mora
2.2: (aria strofica, sol minore, C)
Ingrata, perché mi lasci solo
3: (recitativo, C)
Quanto sarei felice
4.1: (aria strofica, sol minore, 3/8)
Torna, bell’idolo mio
4.2: (aria strofica, sol minore, 3/8)
Vieni, mio vago tesoro
5: (recitativo, C)
Ma con chi mi querelo
6.1: (aria strofica, do minore, C)
Se in tanto martiro
6.2: (aria strofica, do minore, C)
Da te se desia

Trascrizione del testo poetico

Schiera d’aspri dolori
Con fierezza improvisa
Mi tiranneggia arditamente il petto,
Clori adorata,
Se vive in te qualche pietoso affetto,
Tempra gl’affanni miei.
Perché tardi? Ove sei?
Deh, vieni e dà ristoro
Ai sensi oppressi e in grave duol.
Sepolto dove t’aggiri?
Ah non m’ascolti
Copia di tante pene
Sol venne in me perché lontano ho il bene.
O come il mio pensiero
A sì grandi sventure
Fu dell’alta cagion presago vero
Non vidde e pur intese
Questa misera vita
Nelli tormenti suoi la tua partita.

Crudele, se parti e fai che mora
Chi t’ama e chi t’adora
Sei barbara infedele,
Tiranna degl’amanti
Ma no perdona, o Clori,
Perdona all’alma che delira
E vieni a dar conforto ad un che spira.

Ingrata, perché mi lasci solo
In braccio a sì gran duolo?
Tu sei per me spietata,
Peggior d’ogni empia stella;
Ma no, perdona, o bella,
Perdona al mio dolore
E vieni a dar la vita ad un che more.

Quanto sarei felice
Se tu svenato havessi
Degl’occhi tuoi con l’armi
Il mio povero cor pria di lasciarmi,
Ma tirannia di fato
Negò la morte a questo petto amante
Sol per farmi morire in ogni istante.
Sì, sì, v’intendo, o cieli,
Con influssi inclementi
Mi volete immortal solo ai tormenti,
Onde con rio martoro
L’anima da me parte ed io non moro.

Torna, bell’idolo mio,
Sovra l’ali di bella pietà;
Lontananza non sparge
D’oblio ma più acerba la pena mi fa.

Vieni, mio vago tesoro,
Che piangendo ti chiedo mercé.
È lontana l’arciera che adoro,
Ma lontano lo strale non è.

Ma con chi mi querelo
Se Clori mia sta lunge.
Il mio giusto lamento a lei non giunge
Deh, per pietade Amore,
Spiega le piume e vanne
Alla bella cagion de’ miei tormenti,
Inchina il tuo splendore
Poi destandola in sen dolci faville
Con lacrime dolenti
Bagna i teneri lumi
E così dille: «il tuo fedel ti brama
E teco ogn’hor con queste voci esclama».

Se in tanto martiro
Ogn’hor ti sospiro
Per far che sì mesti
Non viva li giorni
Sei cruda se resti,
Sei cara se torni.

Da te se desia
Quest’anima mia
Che il varco si chieda
A pena sì acerba,
Se resti sei cruda,
Sei cara se torni.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Dl - Dresden - Sächsische Landesbibliothek - Staats-, und Universitätsbibliothek
collocazione Mus.1-J-2,2.12

Scheda a cura di Ivano Bettin
Ultima modifica: