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Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
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Descrizione fisica
Filigrana
Note
Capolettera ornata. Titolo dall'incipit testuale.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
A voi che l’accendeste
Begl’occhi, io non mi pento
Che volete, occhi belli
Più delle stelle
Che se fuggon le stelle
Tanti pregi in voi ravviso
Più che di Leda i figli
Se gli specchi son echi del guardo
Trascrizione del testo poetico
A voi che l’accendeste
Raccomando il mio foco, occhi adorati;
In voi coi raggi armati
Gemino sol risplende
Che l’ombra del mio duol dilegua e strugge;
Da voi solo dipende
La mia vita e la morte;
Con voi solo s’aggira
Il mio fato e la sorte;
Per voi solo sospira
L'anima mia trafitta;
Se tempra amore e scocca i dardi suoi
Solo in voi, sol da voi, con voi, per voi.
Begl’occhi, io non mi pento
D’havervi offerto il sen;
Anzi se quelle pene
Fossero senza speme
L’anima sul cimento
Vorrei portare almen.
Che volete, occhi belli,
Io per voi già mi moro;
Vi provo ogni momento,
Idoli fulminanti e pur v’adoro;
Del ciel della bellezza
Siete in un tempo istesso
Stelle fisse ed erranti, e poli, e segni;
Illustrate col guardo
La nostra, e forse ancor l'eterea mole;
Ne l’esser due vi toglie
Quel merto singolar che vanta il sole.
Più delle stelle,
Luci gradite,
Luci mie belle,
Vi stima il cor;
E il sole ancora
Quando v’aprite
Di tanta aurora
Teme l'ardor.
Che se fuggon le stelle
All’apparir del giorno,
Voi col giorno apparite;
Poi ritornano quelle
Mentre l'indo Nettuno
Del fumante Piroo consola il morso,
E fanno in ciel con numeroso choro
Funerali d’argento a tomba d’oro:
Ma voi sempre splendete,
Voi giammai non fuggite,
E solo vi chiudete
Stanchi di saettar, quando dormite.
Tanti pregi in voi ravviso,
Ch’è impossibile
Ch’io vi chieda, o mie pupille,
La perduta libertà;
Il lasciar vostre faville
È l’istesso
Che fuggir da un Paradiso
Per raggion della beltà.
Più che di Leda i figli
Ch’a vicenda negl’astri
Proteggono il nocchiero al segno inteso,
Voi potete, o bei lumi,
Con lo splendore acceso
D’un guardo amico e fido
La nave del cor mio condurre al lido;
Fonti del mio languire,
Faci del mio gioire,
Sagittarii gemelli,
Luminosi flagelli,
Specchi della mia fede,
Con eterno riflesso
Tutta la mia speranza in voi si vede.
Ma per pietà, sentite,
Occhi belli un momento, e poi ferite.
Se gli specchi son echi del guardo,
Bello è quel che di lume sincero
Prende e rende l’istesso tenor:
Non si aduli col lume il pensiero,
La ferita sia l’eco del dardo,
Et il dardo lo specchio del cor.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Mus.1-J-2,2.9
Scheda a cura di Ivano Bettin